Project Description

12 NARRATORI IN CERCA D’AUTORE

GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, 2014-2015

I mediatori  sono una formidabile macchina del tempo, emotiva, intellettuale. Non si deve aderire a ciò che dicono, ma imparare una chiave di lettura, immaginando un museo che non sia più artecentrico ma antropocentrico, focalizzato sulla necessità […] di formare nel visitatore l’attitudine all’ascolto, alla vista, alle pause lunghe, al ricucire lo strappo tra arte e vita, tra universale e individuale, tra fruizione effimera e generica e appropriazione debita e duratura.

Giovanna Brambilla, Responsabile Servizi Educativi

Il progetto “12 narratori in cerca d’autore”, promosso dai Servizi Educativi del museo, ha coinvolto dodici Mediatori Museali della GAMeC in un percorso di formazione e accompagnamento alla creazione delle narrazioni condotto da Maria Grazia Panigada.

12 narratori in cerca d'autore, GAMeC, Ombra di Enzo Cucchi
Foto di Maria Grazia Panigada

Il percorso ha portato alla creazione di altrettante narrazioni in lingua italiana e in lingua madre (per l’Europa: albanese, portoghese, romeno, russo, serbo, spagnolo, svedese, ungherese; per l’area internazionale: cinese, ebraico, giapponese, persiano), ognuna delle quali legata a un dipinto della Collezione Permanente e risultante da un intreccio tra avvenimenti storici (macrostoria), dati artistici e vissuti autobiografici, al fine di incoraggiare una nuova modalità di approccio alle opere.

Grazie alla condivisione del progetto con i docenti e gli studenti del corso di “Digital Video” della NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, c’è stata la possibilità di sperimentare un circolo virtuoso di linguaggi. Le narrazioni sono state costruite non solo per un futuro pubblico “in presenza” al Museo (o “a distanza”, grazie alle riprese di tutte le narrazioni sia in italiano che nella lingua madre di ciascun mediatore), ma per gli studenti stessi della NABA, che sulle opere scelte dai mediatori hanno dovuto lavorare alla realizzazione di un video originale, con un linguaggio proprio.

Vai alla scheda di progetto dettagliata sul sito “Patrimonio e Intercultura”

Guarda la narrazione di Maida Ziarati su Omaggio floreale di Enrico Baj, 1959 (GAMeC; produzione NABA)

Guarda la narrazione di Elena Dorofeeva sulle Portatrici d’acqua di Massimo Campigli, 1931 (GAMeC; produzione NABA)

Guarda la narrazione di Anahì Gendler su L’ombra di Enzo Cucchi, s.d. (GAMeC; produzione NABA)

Guarda la narrazione di Junko Nishimori su La signora giapponese di Giacomo Manzù, 1971 (GAMeC; produzione NABA)

Guarda tutti i video sul sito “Patrimonio e Intercultura” | Sezione “Video” dedicata ai progetti della GAMeC di Bergamo

Qualche estratto dalle narrazioni

Fare un buco per poter andare oltre. Capii che questo è stato un atto di coraggio, senza il quale nulla sarebbe stato possibile. Dopo il suo gesto le cose non sono rimaste come prima.

Fontana è riuscito a leggere il tempo e lo spazio in cui si trovava. Restituendo, attraverso l’arte, un concetto che esiste già, ma che lo sguardo disattento, del suo e del nostro tempo, non riesce a percepire.

Fontana ci chiede di non rimanere alla superficie, ma di rompere le barriere che impediscono di saltare dall’altra parte.

Con il suo gesto artistico ci ha portati nel cosmo, oltre la materia, oltre ciò che i nostri sensi fisici possono afferrare. Non esiste solo ciò che vedo e misuro fisicamente, ma esiste l’altro, l’infinito, l’eterno da scoprire.

Dalla narrazione di Alzira Maria Da Costa Baia su Concetto spaziale di Lucio Fontana, 1965-1968
La donna è la vita…
L’acqua è la vita…

Quella vita l’ho portata qua con me, la mia vita l’ho ricevuta da mia madre, e lei dalla mia nonna.

La mia nonna era la portatrice d’acqua, è lei che ha consegnato questo a me… La vita è l’unica cosa che ho portato qua.

Orgogliosa, forte, inflessibile come la portatrice d’acqua del dipinto di Massimo Campigli.

Dalla narrazione di Elena Dorofeeva sulle Portatrici d’acqua di Massimo Campigli, 1931

C’era un albero maestoso, alto, dritto, era difficile arrampicarsi, la sua corteccia era rozza, molto diversa da quella degli altri alberi. Si chiamava Shinboku (Albero di Dio).
In Giappone crediamo che tutte le cose abbiano un’anima, specialmente gli alberi. […]

Vedo quell’albero dentro la signora giapponese.
Vedo lo spirito dell’albero nella sua forma di signora.
Vedo la signora che diventa un albero.
E ciò non è drammatico come nel mito di Dafne, ma lei accetta il cambiamento, calma, serena.
Le sue mani sembrano radici che vanno giù verso la terra.
Il suo sottile corpo cambia, si arrotonda e poi si allunga, come se qualcuno la tirasse dal cielo.

Mi sento tranquilla e serena, in un’atmosfera calda.
Mi sembra di essere tornata bambina.
Vengo a trovarti ancora.

 

Dalla narrazione narrazione di Junko Nishimori sulla Signora Giapponese di Giacomo Manzù, 1971

Questo dipinto sembra dimostrare come la natura sia rimasta invariata e fedele a se stessa, mentre l’essere umano non è più riconoscibile e si sta trasformando in qualcosa di meccanico, come questi occhi. Occhi meccanici, freddi, osservanti, penetranti, giudicanti. Occhi che mi perseguitano, che mi obbligano a proteggermi mettendo tante maschere! […]

Cosa sono diventata? Chi sono diventata? Faccio fatica a riconoscermi, ho la sensazione di annegare in un mare fatto di persone che pretendono di giudicarmi senza avere la minima idea di quella che sono per davvero. Persone senza volto con occhi meccanici, sorde, che vorrei svegliare al suono del mio grido: Basta!
Sono quello che sono. Datemi il rispetto che merito.
Trattatemi come vostro pari.
Dimostratemi che io esisto!

 

Dalla narrazione di Maedeh Ziarati su Omaggio floreale di Enrico Baj, 1959
12 narratori in cerca d'autore, GAMeC, narrazione su Catrame di Burri
Foto di Maria Grazia Panigada
Foto d’archivio
Foto di Maria Grazia Panigada