Project Description

MY PLACE – MY TEXTS

GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, 2016

Quello a cui abbiamo assistito è il delinearsi della spiazzante risposta di una generazione che non ha voluto confezionare un prodotto, ma dare voce a un desiderio.

Giovanna Brambilla, Responsabile Servizi Educativi

Affidare a un gruppo di giovani di seconda generazione, cresciute e formatesi in Italia, la creazione di una guida alla Collezione Permanente della GAMeC è stata una scommessa importante.

Diciassette ragazze fra i 15 e i 23 anni hanno dapprima partecipato a un percorso di formazione e scoperta di ogni singolo dipinto o scultura con l’educatrice museale Rita Ceresoli, per poi proseguire con Maria Grazia Panigada davanti alle cinquantatre opere esposte,  lasciandosi interrogare da esse e creando intorno a ciascuna un tracciato che regalasse ai visitatori una riflessione aperta.

Foto di Giovanna Brambilla

Ne sono nati stili di narrazione diversi: in alcune schede è l’artista a parlare, in altre è la ragazza ad accompagnare lo sguardo di chi legge; a volte il visitatore è invitato ad osservare un dettaglio dell’opera, altre volte è chiamato a una riflessione personale da una serie di domande aperte…

I testi realizzati sono andati a comporre un nuovo catalogo della Collezione Permanente del museo da distribuire gratuitamente alle scuole superiori di Bergamo e provincia, e di cui fare omaggio ai giovani che vengono a visitare la GAMeC autonomamente.

Questa guida rappresenta uno strumento strategico per avvicinare alle collezioni un bacino d’utenza particolarmente difficile da coinvolgere: quello degli adolescenti.

I testi integrali delle narrazioni sono pubblicati nel catalogo My Place – My Texts, GAMeC Books, 2016

Vai alla scheda di progetto dettagliata sul sito “Patrimonio e Intercultura”

Qualche estratto dalle narrazioni

Mentre mi osservi dimostrandomi chi sei tu,
io ti guardo dritto negli occhi abbozzandoti chi sono io.
Mi riconosci, no? O non ti bastano le linee che mi abbozzano?
Sì che ti bastano; mentre tu esplori la mia immagine, io ti infondo la mia dimensione interiore,
dimensione che, di primo impatto, nessuno nota: tutti si fermano all’apparenza,
ma tu no, vero?
Tu ti fermi, ti fermi su di me.
Perché ti sei reso conto che il mio lavoro è la mia voce.

Dalla scheda di catalogo di Magatte Ndiaye Ndeye su Autoritratto di Giacomo Manzù, 1958

Ciò che deve cercare colui che desidera avvicinarsi all’opera è il vero significato di questi simboli: i fori rappresentano le ferite, mentre le pennellate rosse rappresentano il loro colore. Le ferite fanno male e mostrano la nostra fragilità, ma ci cambiano e danno l’opportunità a ognuno di noi di scoprire cose nuove e di non rimanere indifferenti di fronte alle novità.

Il gesto del bucare la tela significa cercare di raggiungere una nuova dimensione spaziale, quasi come il tentare di raggiungere l’infinito; cosa che senza l’immaginazione nessun uomo potrebbe fare.

Ma dietro questo quadro, in realtà cosa c’è? Potrebbe nascondersi una galleria buia, da percorrere senza un meta precisa all’infinito, oppure un orizzonte immenso di cui non si riesce a vedere la fine.

Dalla scheda di catalogo di Ester Bresciani su Concetto spaziale di Lucio Fontana, 1965-1968
copertina catalogo My Plaace - My Texts
La copertina del catalogo
Foto di Maria Grazia Panigada
Foto di Giovanna Brambilla